Parte 3 – quando finirà?
Una nota preliminare: questo post è parte di una serie di tre articoli a proposito dei vaccini e del Covid, per fare il punto su cosa dicono i dati.
Nel primo articolo abbiamo parlato dell’efficacia dei vaccini, mentre nel secondo abbiamo parlato dei rischi dei vaccini e dei rischi del Covid. In questo terzo articolo tratteremo dell’immunità di gregge e di cosa aspettarci dal futuro. Puoi vedere gli stessi contenuti raccontati a voce in questa diretta Instagram.
Ricordiamoci, però, che siamo in un momento storico eccezionale.
Il Covid evolve, i vaccini evolvono, le raccolte dati evolvono. Sto scrivendo questo articolo a Settembre del 2021, e probabilmente presto molto di quello che scrivo andrà aggiornato. É una caratteristica di questo tempo, nuovissimo persino per gli epidemiologi: siamo reporter di fenomeni nuovi e in evoluzione velocissima, e dobbiamo abituarci a ragionare sulle probabilità, più che sulle certezze.
Adesso però entriamo nel vivo del nostro tema. “Quando finirà il Covid?” è una domanda che ci stiamo facendo un po’ tutti. Da mesi ormai aspettiamo di raggiungere la cosiddetta immunità di gregge, ma a che punto siamo? Dobbiamo aspettarci nuove chiusure? Come saranno i prossimi anni? Proviamo a vedere le risposte più diffuse nella comunità scientifica per farci un’idea di cosa potrebbe succedere.
Cos’è l’immunità di gregge?
L’immunità di gregge è un fenomeno che si instaura in una comunità quando un virus non può diffondersi perché continua ad incontrare persone che sono protette dall’infezione, o perché hanno già contratto il virus o perché sono vaccinati. Questo porta al rallentamento dei contagi e piano piano alla fine dell’epidemia. Fin dall’anno scorso si è molto parlato della soglia di immunità di gregge necessaria per fermare la pandemia: si parlava per esempio di vaccinare l’80% della popolazione per riuscire a sconfiggere il Coronavirus.
Possiamo raggiungere l’immunità di gregge?
Molti scienziati ritengono che raggiungere l’immunità di gregge, nel caso del Coronavirus, è probabilmente impossibile. Da questo punto di vista gli scienziati hanno proprio cambiato opinione rispetto a qualche mese fa, quando la prospettiva dell’immunità di gregge sembrava più plausibile. Un bell’articolo di Nature spiega nel dettaglio le 5 motivazioni che hanno portato a questo cambio di prospettiva.
1. Non è chiaro se i vaccini prevengono la trasmissione del virus
Come racconto qui, i vaccini attualmente in commercio contro il Coronavirus sono molto efficaci nel ridurre i sintomi da Covid, ma non è chiaro quanto evitino i contagi. In altre parole, anche chi è vaccinato può contrarre il virus e diffonderlo, anche se tenderà a contrarre la malattia in forma lieve o asintomatica.
2. La distribuzione dei vaccini non è uniforme
Se ci fosse stata una campagna vaccinale coordinata globalmente, forse avremmo potuto raggiungere l’immunità di gregge. La distribuzione dei vaccini, invece, è molto disomogenea nel mondo, e a meno di non chiudere ermeticamente i confini, è difficile che il virus smetta di circolare. Inoltre non abbiamo ancora vaccini autorizzati per i bambini, che comunque rappresentano una quota della popolazione. Se nessun bambino può essere vaccinato, la quota di adulti da vaccinare raggiunge quasi il 100%.
3. Le nuove varianti cambiano l’equazione dell’immunità di gregge
Al momento, siamo in una sorta di gara contro le nuove varianti del virus. I virus hanno una velocità di riproduzione altissima, e si modificano molto velocemente. Inoltre i vaccini creano inevitabilmente una pressione selettiva che porta il virus ad “adattarsi” creando nuove varianti, che non sappiamo come e quanto rispondono all’immunità da precedente contagio o da vaccino.
4. L’immunità potrebbe non durare per sempre
Non è ancora chiaro, ma al momento sembra che l’immunità da Coronavirus non sia per sempre. Sembrerebbe che per chi ha contratto il virus naturalmente l’immunità inizi a declinare dopo 6-8 mesi. Per questo ci si aspetta un comportamento simile da parte dei vaccini e si inizia a ragionare sulle tempistiche di richiamo, con un modello simile a quello delle vaccinazioni per l’influenza.
5. I vaccini possono cambiare il comportamento umano
I vaccini non garantiscono un’immunità al 100%, ma le persone vaccinate tendono ad avere più interazioni sociali e a non rispettare le altre misure di contenimento dell’epidemia. “Il vaccino non è a prova di bomba” dice il biostatistico Dvir Aran nell’articolo di Nature. Immagina che il vaccino offra una protezione del 90%: “Se prima del vaccino incontravi al massimo una persona, e adesso con il vaccino ne incontri dieci, sei al punto di partenza.”
E quindi? Cosa succederà adesso?
Un altro articolo di Nature, dall’esplicito titolo “The coronavirus is here to stay — here’s what that means” prova a tirare le somme di cosa ci si aspetta adesso. Per farlo, Nature ha intervistato più di 100 immunologi e virologi esperti di Coronavirus, per verificare le loro previsioni sul futuro. Circa il 90% di loro ha risposto che il Coronavirus diventerà endemico. Cosa significa? Un virus è endemico quando continua a circolare nella popolazione, ma a tassi più o meno costanti e prevedibili.
Il fatto che il virus continui a circolare non significa che la morte, la malattia o l’isolamento sociale continueranno ai livelli visti finora. Anche l’influenza e i quattro coronavirus umani che causano il raffreddore comune sono endemici: ma una combinazione di vaccini annuali e immunità acquisita permettono di tollerare le morti stagionali (circa 650.000 all’anno in tutto il mondo) senza imporre lockdown, mascherine e distanziamento sociale.

Questo bello schema riassume, nell’articolo di Nature, cosa possiamo aspettarci dal futuro:

Al momento non abbiamo risposte chiare alle domande nel diagramma. Sembra che l’immunità provocata dai vaccini svanisca nel tempo, e che i vaccini siano in grado di ridurre i contagi solo parzialmente, ma che siano in grado di prevenire bene le forme gravi di malattia. Per questo lo scenario più probabile sembra quello descritto in arancione: il virus continuerà a circolare, ma attraverso la vaccinazione dovrebbe causare forme di Covid molto più leggere e gestibili.
Cosa succederà in Italia nei prossimi mesi?
Per capirlo, possiamo guardare le ultime raccomandazioni dell’Associazione Italiana di Epidemiologia, che ci danno un quadro dei suggerimenti tecnici arrivati al governo.
L’AIE esprime una grande preoccupazione sulla diffusione della variante Delta, che è molto più contagiosa della variante Alpha (quella “normale” del Coronavirus), più pericolosa e meno contenibile attraverso la prima dose del vaccino.
Stando agli esperti c’è un rischio elevato di un repentino aumento dei casi, ed è necessario evitare che generino un aumento di ospedalizzazioni e decessi. Da questo punto di vista l’Italia sembra orientata per un approccio da “lockdown selettivo”: l’idea è di evitare nuove forme di lockdown nazionale attraverso restrizioni che colpiscono solo le categorie più a rischio ospedalizzazione, ovvero i non vaccinati.
Quindi, cosa possiamo aspettarci nei prossimi mesi in Italia? Provo a tirare le fila:
- Continueranno e probabilmente si intensificheranno le misure restrittive verso i non vaccinati. Sostanzialmente, appunto, i vaccinati potranno fare una “vita più o meno normale” mentre i non vaccinati si avvicineranno sempre di più ad una “vita da lockdown”.
- Continueranno le misure di prevenzione individuale: mascherina e divieto di assembramento, sia per vaccinati che per non vaccinati.
- Continueranno le restrizioni ai viaggi, con un’attenzione particolare ai paesi in cui si sviluppano nuove varianti verso le quali non è chiara l’efficacia del vaccino.
Cosa succederà invece nei prossimi anni?
Un interessante paper pubblicato su Science prova a prevedere cosa potrà succedere nei prossimi anni, ovvero nella transizione verso la fase endemica di coesistenza col virus.
Secondo questo studio, il Covid-19 potrebbe, col tempo, diventare una malattia contratta nella prima infanzia, come gli altri 4 coronavirus che sono ora endemici nel mondo. In questa prospettiva, i bambini contrarrebbero il Covid nei primi anni di età, con sintomi lievi o nulli, iniziando a sviluppare delle forme di immunità che li proteggerebbero poi anche nelle successive reinfezioni, fino all’età adulta. A quel punto, il coronavirus responsabile del Covid convivrebbe con noi umani senza causare grandi problemi e probabilmente anche la vaccinazione non sarebbe più necessaria.
Ma quanto ci vorrebbe? Secondo lo studio è difficile dirlo, ma parliamo di anni o decenni. Tutto dipende dalla velocità dei contagi, dalla durata dell’immunità acquisita (tramite infezione o vaccino) e dal tipo di immunità.
Fino ad allora dobbiamo aspettarci, probabilmente, uno scenario misto. Sicuramente continueranno gli sforzi per contenere gli effetti più gravi della malattia, attraverso vaccinazioni di massa e misure di contenimento fisico (chiusure, divieti etc). Attraverso questi mezzi probabilmente si arriverà a fasi temporanee di eliminazione del virus da regioni del mondo, con il rischio però di re-introdurlo da altre aree. Resta probabile, quindi, che nei prossimi anni vedremo restrizioni ai viaggi e cambiamenti nella libertà di circolazione tra zone diverse del mondo. E poi, tra anni o decenni, questo Coronavirus troverà la sua coesistenza con noi.

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